sabato 11 febbraio 2012

do as i say, not as i do

la mia, ormai, è una vita distrutta. annientata, svuotata. privata di qualsiasi senso o scopo. una vita finita.
posso solo cercare di fare in modo che i miei errori non siano vani, e che dalla mia esperienza altri (visto che per me è troppo tardi) possano trarre beneficio.
un tempo non lontano, avevo amici. relazioni interpersonali. conoscenti. parenti.
avevo una normale vita sociale fatta di incontri, telefonate, scambi via email, cene, pranzi, inviti...
rapporti che tutti diamo per scontati, fino al momento in cui spariscono nel nulla dalla mattina alla sera.
puf.
tutto svanito. tutto andato.
amici, parenti, conoscenti.
mi direte "certo, i rapporti personali vanno curati, se tu non ti dedichi agli altri, non puoi pensare che gli altri si dedichino a te".
non è questo. il mio errore è stato molto più grave e il mio peccato di ingenuità molto più irreparabile.
ho creato un blog.
ed ho iniziato, con costanza quasi certosina, a raccontare tutto quello che mi capitava.
da principio non ho dato peso al diradarsi delle telefonate. ho pensato "è una fase, viviamo tutti delle vite complicate, siamo sempre presi da mille impegni...".
i primi a sparire sono stati i conoscenti.
puf.
poi gli amici si sono fatti sempre più distaccati. qualche messaggio sporadico e le visite si sono ridotte alle feste comandate.
puf.
gli ultimi sono stati i parenti, miei e di mia moglie.
hanno resistito più a lungo forse per abitudine o forse... chissà... ma hanno resistito più a lungo.
quando ho deciso di prendere di petto il problema, ne ho capito in un attimo sia la gravità che l'irreparabilità.
è accaduto quando ho scritto ad un mio conoscente "ti devo raccontare una cosa buffa che mi è successa giorni fa".
dopo pochi minuti arriva la risposta: "si, so già tutto. leggo il tuo blog. divertentissimo, ci sentiamo. ciao"
roso dal dubbio mando un messaggio a una mia amica "non indovinerai mai che cosa mi è successo"
sms di rimando: "ho letto! ho riso come una matta! adesso scappo che ho da fare, ci sentiamo per natale?"
con le mani sudate e quel nodo allo stomaco di chi sa di essere in un bel casino, chiamo i miei: "ti volevo dire che..."
non finisco la frase: "sissì io e tuo padre abbiamo letto, che ridere... adesso ciao, eh. mi raccomando aggiorna il blog".
la goccia ha fatto traboccare il vaso giusto questa mattina. parlavo con mia moglie. le dico: "amore sai che l'altro giorno ero a pranzo con un collega e gli raccontavo del nostro allenamento nella neve..." e lei ridendo "ah, si, bellissimo, ho letto..."

non aprite mai un blog. i vostri cari potrebbero decidere di fare a meno dell'originale.

2 commenti:

Rossana ha detto...

occhei: prometto che d'ora in poi leggerò i tuoi post con almeno 1 settimana di ritardo. per darti il tempo di raccontare, perché io possa sentire la tua voce, e per non togliermi comunque il gusto di leggerti.

Rossana ha detto...

occhei: prometto che d'ora in poi leggerò i tuoi post con almeno 1 settimana di ritardo. per darti il tempo di raccontare, perché io possa sentire la tua voce, e per non togliermi comunque il gusto di leggerti.