giovedì 24 agosto 2017

#sonogiapponese

perché alla fine torni, vai in ufficio e i colleghi ti domandano "che cosa ti è piaciuto del giappone?" e tu fai un po' la figura dell'asociale perché rispondi "tutto" e te ne vai.
però è vero. tutto. fin dall'arrivo. fin da quando al controllo passaporti ti fanno mille domande su dove vai e quanti giorni ti fermi e in quale albergo dormi, ma te le fanno col sorriso e alla fine ti ridanno il passaporto e si inchinano e ti dicono arigato gosaimasu. mi è (ci è) proprio piaciuto tutto di questo viaggio. le contraddizioni di un paese supertecnologico dove persino il WC ha la pulsantiera, la tavoletta termoriscaldata e un sacco di altre funzioni su cui è opportuno tacere ma che sono fichissime e poi per fare l'abbonamento settimanale al treno ci sono gli impiegati che compilano a mano ogni singolo biglietto e ti ci vogliono quaranta minuti (il che va già male di norma ma è anche peggio se tu arrivi da 17 ore di aereo attraverso sette fusi orari e hai la freschezza di un gelato sotto il sole di agosto).
a tokio per esempio abbiamo scoperto che gli spazi in giappone sono davvero ridotti. questo vale in particolare per le stanze di hotel, dove tutto sembra incastrato, incassato e incastonato che se per caso vengono giù gli architetti dell'ikea si mettono a piangere per l'umiliazione. pensate che in molti hotel hanno i bagni destrutturati. il WC in una stanza, il lavabo nella stanza da letto e la doccia in un locale a parte. che è geniale perché se ci pensi a mettere tutto assieme uno va in bagno e l'altro aspetta, invece così il bagno lo puoi usare contemporaneamente perché tanto o fai la doccia o ti lavi la faccia o sei sul WC. mica tutto assieme, no? e poi le porte sono alte tipo un metro e ottantacinque. e se tu hai un figlio di uno e novantadue ti devi portare parecchi cerotti. e del ghiaccio.
ed è vietato fumare.
dice: bella forza, anche nei nostri alberghi è vietato fumare.
dice: non hai capito. non è vietato solo negli alberghi.
dice: e dove allora scusa?
dice: in giappone.
dice: si, ok. ma dove?
dice: in giappone!!! (si altera perché non capite)
in giappone è vietato fumare. puoi fumare in casa e in alcuni locali che hanno gli spazi adatti, e a volte per strada ci sono gli angoli per fumatori, attrezzati con dei posacenere.
ma per il resto è vietato.
e la cosa strana, per noi occidentali, è che NESSUNO FUMA. controllare sarebbe impossibile. voglio dire. pensate solo a tokyo: 15 milioni di abitanti. un gigantesco formicaio brulicante di gente. come fai a predisporre controlli? impossibile.
ma non serve. perché a nessuno viene in mente di trasgredire. è vietato. non serve altro.
e così, rinfrancato dall'incontro col WC supertecnologico, stordito dal fuso orario e dalle botte prese contro la porta troppo bassa, tu esci dall'hotel per andare verso la metropolitana e vedi un cantiere. stanno rifacendo la facciata a un palazzo. il marciapiede non è agibile. e ci sono quattro vigili.
ti incuriosisci e ti fermi un secondo a guardare. e allora capisci come funziona. il primo vigile si inchina quando arriva un passante e gli indica il percorso tra le transenne, il secono apre una prima sbarra e si inchina, per poi richiudere la sbarra. il terzo apre la sbarra di uscita e si inchina. il quarto indica al pedone che può risalire sul marciapiede, si inchina e lo ringrazia (arigato gosaimasu).
preciso come a milano, insomma.
e poi la metropolitana. un capolavoro di ingegneria e di logistica. la dhl organizza ogni anno dei pellegrinaggi.
per dirne una: tu sei nella stazione 1 della linea X e devi andare alla 5. alla stazione di partenza trovi un tabellone che ti dice in quale carrozza ti conviene salire in base a quello che ti serve alla stazione di arrivo. ti serve la scala mobile? carrozza tre. ti serve la linea Y? carrozza sette. e così via. e ovviamente sul binario è segnato con precisione chirurgica dove ti devi mettere per salire sulla carrozza che ti interessa.
e questo sistema ce l'hanno a occhio e croce da una ventina d'anni.
se vi sembra una roba bella ma tutto sommato niente di speciale si insomma lo potremmo fare anche noi a roma e milano ma non ci sembra il caso e poi voglio dire che sarà mai, vi può essere utile una mappa della metropolitana di tokyo per capire la portata di una cosa del genere.

fatemi sapere appena avete smesso di piangere per la vergogna che ricominciamo.
ok ci siete?
bene. dicevamo...
esci dalla metropolitana, vai in giro. sbevazzi, magiucchi (il cibo è buonissimo, tutto), cerchi una pattumiera per buttare la cartaccia, guardi le vie, i templi, cerchi una pattumiera per buttare le cartacce, guardi la gente, i negozi, sta cacchio di pattumiera per buttare le cartacce, fai delle foto, reggimi per favore tutte sta stracazzo di cartaccia, cammini. e capisci che non ci sono pattumiere. al massimo trovi i contenitori per riciclare le bottiglie di plastica accanto ai distributori di bevande. ma pattumiere, nisba.
e lo spirito latino che alberga in te ti spinge verso soluzioni creative. alcuni impastano le cartacce a forma di bottiglia di plastica e con fare indifferente le buttano negli appositi contenitori, altri fanno acquisti inutili per chiedere ai negozianti come contropartita di poter buttare la pattumiera. noi ci siamo rassegnati a portarci dietro la nostra robaccia per tutto il giorno per svuotare gli zaini al rientro in albergo. ci è sembrato più dignitoso. più onorevole. più in linea col bushido, ecco.
e gli acquisti? avete mai comprato in un negozio giapponese? con la commessa che ti trotterella dietro (passi piccoli, braccia distese lungo i fianchi). con la cerimonia del pagamento: la carta di credito va posata su un vassoio, il commesso la prende, paga. poi porge i tuoi acquisti al/alla collega che impacchetta e si inchina verso il/la collega. poi ti rende la carta di credito (rigorosamente con due mani), si inchina e ti ringrazia. poi recupera i tuoi pacchetti (il/la collega dell'impacchettamento si inchina). ti ringrazia (arigato gosaimasu) e quando esci dal negozio TUTTI ti ringraziano (arigato gosamaisu-one-one-onissimo in coro).
il cibo è spaziale. voglio dire, stiamo facendo esperimenti a casa e seriamente valutando di comprare una cuociriso-a-vapore per mangiare giapponese. e ci siamo dotati di diversi set di bastoncini, ciotole per il riso e grandi scorte di tè. e mentre scrivo elena è attivamente in cerca di uno spacciatore locale di udon. no davvero, il cibo è una cosa... innanzi tutto è ovunque. ogni dieci metri trovi un ristorante, un fastfood, uno spaccio o qualche altra forma di sfamatore seriale che vende cose buonissime e spesso inquietanti: polipetti ripieni di (spero sinceramente) uova, tempura, tonno alla griglia, strani snack a base di piovra o gambero o anguilla. e se entri nei ristoranti davverò è uno spettacolo. udon, ramen, tempura, sushi, non abbiamo trovato niente che non ci sia piaciut... no aspè... i natto. i natto proprio evitateli. io me li sono ritrovati davanti diverse volte e li ho mangiati perché boia chi molla e mamma flora diceva non si lascia la roba nel piatto che ci sono i bambini in africa che muoiono di fame, ma porca mela i natto sono mortali.
sarebbero fagioli. e fin qui. solo che li lasciano a macerare in dio sa cosa fino a quando iniziano a fermentare e marciscono, ma solo un pochino-ino-ino, quanto basta per fare in modo che sollevandoli con le bacchette lascino dei fili di qualsiasi-cosa-sia-che-i-fagioli-producono-quando-sono-marci ma senza esagerare. li possino a loro e ai natto.
e non vi ho raccontato dei palazzi, dei templi, di hiroshima e del mausoleo della bomba atomica, da cui siamo usciti in preda a una depressione che ci è durata un giorno intero (alcuni addirittura ridotti alle lacrime). ma non vi posso raccontare tutto. a meno che non mi invitiate a cena. però se fate i natto ditemelo, che ho un impegno.


p.s. per i più curiosi. questo qui sopra è un pino, piantato da uno shogun. nella forma ricorda una nave. è curato, sano, riverito. ed è stato piantato nel 1200. se mi chiedete dove sta la grandezza del giappone, forse vi rispondo che sta nel rispettare, curare, amare, nutrire e far crescere una pianta per ottocento anni (ottocento!!) attraverso guerre, carestie, lotte, rivoluzioni, sconvolgimenti.
sul serio, ragazzi: andate in giappone.
è bellissimo.

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