martedì 1 aprile 2014

utopia

la parità tra uomini e donne non esiste.
non è una cosa che capisci leggendo ponderosi trattati sulla condizione femminile nel mondo.
è una cosa che ti colpisce in faccia una domenica pomeriggio qualsiasi.
una domenica come tante in cui stai tornando a casa da una passeggiata con la famiglia. formazione completa. tu, moglie, nanette, caponano-con-palla.
passi davanti alla scuola, che per inciso è l'unico edificio nel raggio di 723km ad avere una recinzione di qualche tipo, e senti tuo figlio che dice
"uh-oh"
quando un ragazzo di dodici anni dice "uh-oh" non è mai un buon segno. peggio ancora se di domenica pomeriggio.
per fortuna interviene tua moglie:
"che succede amore?"
"eh, mamma.... gli occhiali.... mi sono volati di là" (indica un punto imprecisato oltre la recinzione).
tu vorresti obiettare che gli occhiali non volano, un fatto comprovato da decine e decine di esperimenti condotti da fior-fiore di ingegneri aerospaziali e oggetto di almeno 3 missioni dello space shuttle, ma non fai in tempo, perché tutti, come un sol uomo, si sono voltati verso di te e ti fissano in silenzio.
non verso tua moglie, che sorride beata e ti guarda.
non verso tuo figlio, autore del lancio.
verso di te.
e allora capisci che la parità di genere è un'utopia. che certe cose sono e saranno per sempre appannaggio della donna ed altre (normalmente le più spiacevoli o quelle che comportano la vicinanza tra oggetti metallici appuntiti e l'apparato uro-genitale) dell'uomo.
chini la testa, raddrizzi la schiena e afferri le sbarre.
un'occhiata veloce all'abbigliameto, giusto per accertarsi che il filmato delle videocamere di sorveglianza non ti riprenda troppo sciatto, e poi via.
oddio, via... le sbarre sono appuntite (si diceva, appunto...) e l'unico appoggio per i piedi non permette di saltare di slancio, il che è un peccato per uno cresciuto con la pubblicità dell'olio cuore che, venendo solo dal cuore del mais, notoriamente consentiva di fare dei salti che al confronto bubka sembrava un novantenne zoppo.
i simpatici frugoletti ridacchiano e tifano: "vai papi!!" menre tu giuri che non mangerai mai più un pollo allo spiedo finché vivi, per solidarietà.
recuperi gli occhiali.
vigliaccamente cerchi di far credere a tuo figlio che sono caduti proprio sopra una cacca di cane, ma quello non se la beve. nemmeno la soddisfazione di una giusta vendetta...
ti riavvicini alle sbarre per tornare un uomo libero. ti guardi dietro le spalle, convinto che tra poco sentirai la voce del custode chiamarti "scusi, lei" ma almeno questa ti viene risparmiata.
sulla via del ritorno invece, non ti viene risparmiata la foto di rito.
tua moglie, la tua consorte, colei che ha giurato di amarti, onorarti e rispettarti in salute e malattia finalmente riesce a smettere di ridere quel tanto che basta ad estrarre il cellulare e immortalarti nell'atto di evitare la totale evirazione ad opera di un cancello padano.
cerchi di darti un tono saltando giù al volo come fanno in tv, ma ormai il tuo status di pater familias autoritario, stimato e crdibile è completamente compromesso.
e mentre tuo figlio inforca gli occhiali e riparte verso casa, mentre le tue figlie si abbracciano in preda alle covulsioni per le risate, mentre tua moglie si affretta a mandare le foto a tutti i contatti della sua rubrica, tu ti convinci che è ora che gli uomini facciano qualcosa affinché venga restituita loro un po' di dignità.
non dico la parità tra i generi.
quella, si sa, è un'utopia.

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