solita uscita di casa a scoppio stamattina. il caponano decide di portarsi a scuola la valigetta porta-bakugan (che contiene tutta la sua preziosissima collezione) e, per insondabili motivi, il cellulare in disarmo di mia moglie. un robino rosa e bianco, pagato 9-euri-9, e che teniamo come backup nel caso in cui uno degli altri cellulari ci lasci a piedi.
fast-forward.
parcheggio in zona scuola. scendiamo. dico "buffo che tu abbia voluto prendere proprio il cellulare... tu che la roba elettronica proprio non la mastichi per niente..."
risposta "vabbè ma che me ne faccio di un cellulare?"
"beh, in effetti poco, ma mi riferivo a tutta l'elettronica in generale. pc, in primis. mi pare strano che tu non sia un po' curioso di imparare a usarlo... di capire che cosa ci si può fare..."
e come sempre succede quando mi avventuro su questi temi con mio figlio, mi rendo conto che la lingua è più veloce del cervello, più veloce della luce, più veloce dei neutrini e anche degli operai della gelmini che scavano 730km di tunnel in pochi giorni.
dopo 10 minuti sento la mia bocca che accusa mio figlio di neo-luddismo.
poi devo impiegare un quarto d'ora a spiegargli che cosa sia il luddismo e che diavolo c'entra lui con un movimento politico-sociale nato nel diciannovesimo secolo. il tutto mentre lui, incavolato perché non capisce, incavolato perché pensa che io lo voglia convincere a usare il cellulare, incavolato perché tutti i suoi amici il cellulare già lo usano, perché le nanette continuano a interrompere con legittime ma inopportune domande di approfondimento sulla struttura socio-economica della rivoluzione industriale, incavolato perché (diciamolo) nella mia famiglia è genetico, smania e sbuffa come una locomotiva.
la spiegazione non viene accolta bene.
mi saluta con un grugnito e si allontana verso la scuola, tenendo stretti in mano i bakugan e il cellulare.
metà bambino e metà adolescente.
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