a colazione il caponano si presenta in forma penosa. occhi segnati, trascina i piedi, spalle curve.
"non ce la faccio ad andare a scuola"
dopo un rapido checkup e una breve negoziazione concordiamo di provare comunque. "mi raccomando, se ti senti peggio avvisi la maestra e mi fai chiamare così io o la nonna veniamo a prenderti, occhei?"
"..chei..."
seguono vestizione e uscizione della truppa.
arriviamo a scuola.
malgrado una focaccia alle olive di rinforzo alla colazione, la schiena del nano è sempre più ingobbita. le spalle sono sempre più curve. i piedi sempre più trascinati.
arriviamo davanti ai cancelli che mi sento una specie di aguzzino nazista in un lager. con mio figlio che mi guarda con occhi imploranti "papà mi sa che proprio non ce la faccio..."
"dai amore, ascolta... quando hai davanti a te un obiettivo che ti sembra irraggiungibile, prova a spezzettarlo tutto. ad esempio invece di pensare che devi arrivare fino a fine giornata, pensa che devi resistere solo fino al primo intervallo. poi se ce la fai, prova a resistere fino a pranzo... poi se ce la fai..."
e mentre dispenso saggezza non mi accorgo che si avvicina la compagna di banco del caponano.
il quale immediatamente raddrizza schiena e spalle (guadagnando 10cm buoni) abbassa gli occhi e sorride sotto i baffi (che ancora non ha).
la ragazza lo apostrofa sorridendo "oggi hai portato i bakugan?"
"no"
"e allora come si fa? vabbè comunque guarda che la prossima volta che trovo le tue cose sotto al mio banco te le strappo tutte!" (ride)
(ridono sempre senza guardarsi)
"nano, mi sembra che tu stia meglio. vuoi andare a giocare coi tuoi amici?"
"si, ciao"
e con tre salti che manco andrew howe arriva davanti ai cancelli, facendo ben attenzione a non degnare di uno sguardo la compagna di banco.
ah, la jeunesse
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