giovedì 24 novembre 2011

senza fronzoli

quando ero piccolo il tè si chiama tè e sapeva di tè. e basta.
lo scrivevi con la "è" accentata per distinguerlo dal pronome personale e quando lo bevevi ci potevi mettere il limone (se eri uno sofisticato), lo zucchero (se eri sano di mente) o il miele (se stavi male o eri giù di voce). ma era sempre tè.
adesso che il tè si chiama "the" o "tea" o anche "teh", lo puoi trovare in cinquecentossettantaduemila diverse varietà. c'è quello verde, quello nero, quello "polvere da sparo", indiano, cinese, giapponese, al bergamotto, alla lavanda, alle spezie di natale (che non ho capito che cosa siano), alle bacche di ginepro, alla fragola, alla pesca, alla vaniglia...
da diventare matti...
da poco, mia moglie ha scovato nel supermercato sotto casa un tè al gusto di tè.
è un prodotto senza fronzoli (quelli che gli esperti chiamano marchi commerciali, ossia viene venduto con su il marchio del supermercato). costa poco, non vuole farti scoprire paradisi artificiali, quando lo bevi non devi immaginarti una donna nuda sotto una cascata o un divo del cinema che ti dice che fa bene al cuore.
nella scatola ci sono le bustine senza involucro salva-freschezza in plastica: il pianeta ringrazia.
e sa di tè.
e tutte le volte che lo bevo mi pare di tornare un po' bambino.

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