sono calmo.
sono calmo e tranquillo mentre me ne torno in ufficio in moto dopo un incontro fuori sede.
sono tranquillo e calmo perche' c'e' il sole e anche se siamo a febbraio non fa freddo. mi godo la gitarella.
e sono calmo.
e resto calmo anche mentre, passando sulla corsia riservata a taxi, autobus e motociclette, una macchina mi sorpassa. una macchina che li proprio non ci dovrebbe essere. una vectra rosso vinaccia. vecchio modello. station wagon. con al volante una mentecatta che non sa guidare e decide di rientrare dal sorpasso 50cm prima del dovuto. e quasi mi butta per terra.
ma io sono calmo.
e tranquillo.
sto bene.
e allora la affianco.
e da persona tranquilla e calma con un eloquente gesto della mano le domando "ma, mia cara signora, cosa caspiterina mi combina? orsu' si renda conto dell'imperizia dimostrata! suvvia, ammetta le sue colpe".
e la mia calma e' evidente anche mentre lei da dietro il vetro alzato grida a squarciagola (certamente per sovrastare il rumore del traffico) il nome di un luogo che io a suo dire dovrei visitare con la massima urgenza, possibilmente restandoci per un tempo indefinito.
sono calmo e riparto, perche' il semaforo e' diventato verde, e vedo che la macchina svolta con me. e la signora, evidentemente felice per avermi elargito un sì prezioso consiglio, se la ride beata, imitando con la posizione delle braccia il mio stare appeso all'ape-hanger.
ed allora, nella mia serafica tranquillita', il pensiero corre al pattada che casualmente ho in tasca. alla sua lama liscia e fredda, che taglia con la stessa facilita' una mela, un pezzo di cartone e, perche' no, la lamiera dello sportello di una macchina. diciamo, che so... una vectra.
e mentre mi volto a fissare la signora in macchina cerco di decidere come posso fare a renderla partecipe di questi miei calmi pensieri. perche' e' giusto che anche lei possa apprezzare i mille usi e l'indicibile praticita' di un coltello come il pattada. figlio della tradizione italiana e frutto di mani sapienti di artigiano. robusto. appuntito. indomabile. come la terra da cui proviene. e come i suoi abitanti.
e mentre attendo, scatta un altro semaforo e stavolta le nostre strade si dividono. io e la signora della vectra ci separiamo.
forse per sempre.
forse solo per qualche giorno.
perche' nella mia calma e tranquillita' io la macchina me la sono scolpita in mente. e anche la faccia della signora.
e sono sicuro che prima o poi la ripiglio.
e nel frattempo.... resto calmo.
calmo e tranquillo.
col pattada in tasca.
filippo
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