venerdì 9 ottobre 2015

serviziopubblico

e mentre fuori infuria una meravigliosa giornata autunnale con temperature miti, aria fresca e frizzante, cielo terso e sole che splende, io mi infilo nei meandri della metropolitana milanese.
si perché per via di una congiuntura astrale sfavorevole (c'è venere in orione che fa contatto con giove e devo portare la bici del caponano a riparare per la seconda volta in un mese perché porcocacchio la prima riparazione non ha riparato niente e anzi pare abbiano pure rotto qualcosa che prima funzionava e adesso vediamo se non me la sistemano e pure gratis mannaggiaalmondo) oggi non posso prendere ne' moto ne' bici.
metropolitana.
scendo. ravano nelle tasche per un tot di minuti per ripescare le monetine e mi metto in fila alla macchina dei biglietti.
non prendo spesso la metro, quindi non ho l'abbonamento e tanto meno la scorta di biglietti come tutti i bravi padri di famiglia previdenti che non si sa mai nella vita.
e quindi sto in fila. e mentre aspetto il mio turno:
"ahò, poi tu vero che m'aiuti a fare il biglietto? no perché m'hanno detto che lo posso prende qui ma non so' sicura de sapé comprare quello giusto"
"si, beh, signora si calmi, per l'amor del cielo.... adesso vediamo...."
e scatta l'angolo del (qui ci starebbe bene uno stacchetto musicale)

serviziopubblico

arrivato il turno della signora (che è accompagnata presumibilmente dalla figlia e dal di lei fidanzato) si volta e mi guarda.
come mio solito raddrizzo la schiena e con lo sguardo fiero di chi nella vita ha solo certezze inizio la procedura
"dove dovete andare?"
"rho" fa la signora
"pero" ribatte la pargola
"expo?" domando io
"si" rispondono i tre in coro
mi rendo conto che i tapini non hanno letto la mia recensione. la parola definitiva sull'expo. quella che ha fatto calare le visite del 72%. e mentre li compatisco inizio a pigiare sui tasti con la competente solerzia di una dattilografa anni cinquanta.
"quanti biglietti le servono?"
"sei"
vabbè... seleziono...
"sono 26 e 50"
"ma m'avevano detto che costano du' euro l'uno..."
"guardi non so che dirle... è un distributore automatico..."
la tizia paga.
la figlia prende i biglietti.
uno ad uno.
poi le monetine di resto.
una ad una.
le controlla tutte.
la fila dietro di noi è lunga un chilometro.
la tizia si rigira i biglietti tra le mani
"aho... ma questi so annata e ritorno"
"eh, si. c'era anche scritto sul video quando abbiamo selezionato... ricorda?"
"tacci tua ecco perché m'hai fatto spenne tanto..."
e mentre resto lì mezzo rintontito a guardare la signora che si allontana stizzita e a culo dritto, sento un tup-tup sulla spalla.
mi giro e mi ritrovo in faccia il sorriso a trentadue denti del tizio dietro di me.
"no italiano. tu fai biglietto anche me, vero?"

per fortuna è venerdi.

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