giovedì 27 novembre 2014

evanescente

fin da quando ero piccolo una delle costanti di tutte le mie vacanze estive sono stati i racconti di mio nonno. erano divertenti, entusiasmanti, ricchi di dettagli e aneddoti curiosi. si passava dalle vicende di vita quotidiana ai racconti di guerra, passando per tutto quello che ci poteva essere in mezzo.
erano storie raccontate senza troppa nostalgia ma con una grande allegria. e noi nipoti le ascoltavamo rapiti, facendo mille domande, e sfidando le ire di mia nonna che mal tollerava quell'intrattenimento.
i racconti mutavano col passare degli anni, adattandosi alla nostra età e maturità. col tempo mio nonno ha iniziato ad inserire i dettagli più crudi, gli aspetti più veri, a volte amari, delle sue esperienze. raccontava sempre tutto con la medesima spensieratezza e ci faceva capire come anche gli episodi più brutti fossero poca cosa se inquadrati nell'arco di una vita.
di volta in volta aggiungeva tutti i tasselli che pensava fossimo in grado di capire. come se stesse componendo un mosaico. come se volesse disegnare un affresco degli anni della sua giovinezza.
non ho mai capito se fosse un progetto ben definito o un flusso di coscienza spontaneo e non programmato.
durante l'ultima estate che trascorremmo assieme, io ero ormai diciannovenne, si spinse fino al punto di raccontarmi delle case chiuse, delle sue libere uscite da militare, del suo periodo più scapigliato.
per la prima volta mi parlò come si parla ad un adulto, con la risata sempre pronta e quel suo modo di raccontare coinvolgente, affinato dalle sue esperienze teatrali giovanili.
oggi mio nonno non c'è più.
e con lui sembra sia scomparso anche tutto quel mondo.

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