mi accorgo che ci devo passare davanti per andare al mio appuntamento. via sarfatti. sede della mia alma mater, la sempre commerciale università che anni fa mi vide dietro i banchi (e nonostante questo riuscì miracolosamente a non implodere di vergogna).
è un sacco di tempo che non passo più da quelle parti. un sacco. provo a fare il conto. saranno almeno una decina d'anni... forse anche di più.
lasciamo stare.
ma se dobbiamo farlo, facciamolo con stile.
jeans sdrucito, giacca nera, casco aperto, scarichi più aperti del casco.
che questi studentelli si rendano conto che da quelle aule non sono uscite solo schiere di contabili ingrigiti prematuramente dalla troppa frequentazione col pallottoliere.
che vedano la luce alla fine del tunnel, i tapini. e magari capiscano anche che a quarantanni (quarantuno, mi corregge prontamente una vocina fastidiosa) si può ancora essere dei fighi pazzeschi.
eccheccazzo.
e allora imbocco via bocconi in terza, il motore al minimo borbotta sommessamente i suoi bassi familiari. per aggiungere un tocco di drammaticità tengo il manubrio con una mano sola. lo sguardo fiero di chi sfida il mondo e dice "cià, su... vediamo che cosa c'è da fare qui...".
sulla destra mi scorrono tutti gli edifici che ho frequentato quasi ogni giorno per 4 anni. la scuola di direzione aziendale, la mensa, i bar. noto qualche chiosco che ai miei tempi non c'era.
svolto a destra in via sarfatti.
l'edificio principale, piazza sraffa e poi la biblioteca.
davanti sciamano frotte di quasi-adulti in pausa tra una lezione e l'altra. magliette a manica corta. qualche raro blazer degli studenti dell'ultimo anno che già si sentono un po' tronchetti provera. qualche minigonna troppo corta di ragazze che evidentemente hanno un esame o un ricevimento dal prof di turno.
il motore continua a fare da colonna sonora a tutti i ricordi che mi intasano la memoria, come una diga a cui sia stato tolto il tappo.
e mentre passo fiero e spavaldo, vengo accolto con la più devastante arma che quegli accidenti di studentelli possiedano: la freschezza dei vent'anni e l'indifferenza di chi sa di avere il futuro tra le dita.
studenti 1
attempato signore in crisi di mezza età 0
mi ricordo che quando iniziai il corso di studi un simpatico signore mi dedicò una citazione manzoniana: vai, vai, piccolo untorello. non sarai tu che schianterai milano.
ma non mi sento così meschino e basso. quindi tiro dritto con un groppo alla gola e cerco di pensare al pomeriggio che mi aspetta.
certo poi ci si meraviglia che gli ex alumni si disaffezionano...
1 commento:
Mi riesce male fare il figo anche con la moto a 40 anni suonati. Ma ogni tanto ci provo preu io! :D
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