venerdì 14 dicembre 2012

neve

ci sono cose che ti insegnano da piccolo ma che capisci veramente solo quando sei grande. tipo la storia che la neve è fondamentalmente acqua gelata e che l'acqua gelata, col caldo, tende a tornare allo stato liquido. ecco questa cosa qui la capisci di botto una mattina di dicembre, verso le 5 e mezza, mentre nevica come se piovesse e tu sei fuori a correre. e senti quel rivolo gelato che ti scende lungo il collo.
solo che in quel momento non pensi "ecco che la neve sta passando dallo stato solido a quello liquido", ma ti concentri sui costumi sessuali delle mamme dei fiocchi di neve, notoriamente laschi e decisamente inclini agli accoppiamenti promiscui per numero, genere e perfino specie.
poi, dopo qualche minuto, quando il rivolo si scalda per effetto della temperatura corporea che raggiunge il punto di fusione del tungsteno, ti rilassi un pochino e inizi a guardarti attorno.
guardi gli alberi coperti di neve, guardi i fiocchi che scendono contro la luce dei lampioni. guardi le (poche) macchine che passano, che rallentano quando ti sono accanto, con i conducenti che si sporgono per capire se sei evaso da un penitenziario o da un manicomio criminale, guardi i tuoi piedi che affondano fino alla caviglia e senti le suole che scivolano inesorabilmente sui marciapiedi imbiancati, regalandoti la stessa "grip" di un labrador su un pavimento di marmo.

ecco, se dovessi riassumere le sensazioni provate stamattina alle cinque, direi che mi sono sentito molto navigatore solitario. e se non sapete che cosa si provi a fare il navigatore solitario non c'è problema. ve lo spiega l'albertone nazionale (pace all'anima sua).

buone co(R)se bella gente




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