"dai nano stai concentrato!"
"oggi sei un po' su marte vero?"
"terra chiama marte, ci sei?"
"entra in partita, forza... dove sei oggi?"
sono solo alcune delle frasi che da quattro anni a questa parte sento dire ad allenatori, amici e tifosi della squadra di mio figlio.
il nano quando è in giornata gioca da paura, ma quando non c'è non c'è.
niente da fare. ogni tanto si aliena da tutto e da tutti e parte per uno dei suoi voli pindarici, e allora non ci sono santi che tengano. tanto vale tirarlo via e metterlo in panchina fino a che non si ripiglia.
ieri sera ho sentito le stesse cose per l'ennesima volta.
"ma dove cazzo sei con la testa"
"datti una svegliata, basta fare cazzate"
"scendi dal tuo cazzo di pianeta"
no, aspetta, come sarebbe a dire... vabbene tutto ma insomma... parliamo di un bambino di 9 anni, mi pare un linguaggio poco adatto...
mi guardo attorno e vedo tutti omoni attempati che corrono sudati per il campo.
io sono in braghe corte e corro con loro.
loro guardano me e continuano a inveire.
le frasi in questione sono pronunciate a mio solo uso e consumo.
scendo da marte, alzo il braccio a chiedere scusa e riprendo possesso degli arti (sia inferiori che superiori).
rido sotto i baffi mentre penso che se veramente ci somigliamo così tanto in tutto (anche nella capacità di vivere perennemente con la testa tra le nuvole) quel poveretto di mio figlio non ha via di scampo, gli toccherà diventare come me da adulto.
...curioso, mia moglie ha raggiunto la stessa conclusione ed è diventata una attivista pro-eutanasia...
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