martedì 29 giugno 2010

tagadà

porco giudaladro, e da dove comincio?
vediamo...
siamo ancora (per poco) sospesi fuori dallo spazio e dal tempo, "fermi in un luogo in cui tutto tace" si potrebbe dire con una canzone di guccini.
sabato ci consegnano le chiavi di casa nuova. oggi ho allertato l'imbianchino e domani è il turno dei traslocatori. lunedi firmiamo l'atto di acquisto (per chi si è specializzato in grastroenterologia: rogitiamo).
ultimamente le cose si stanno muovendo attorno a me ad una velocità inquietante. mi sento come quando da ragazzi si saliva sul tagadà (se non siete mai stati sul tagadà, siete certamente nati dopo il 1985, quindi troverete conforto nell'ipod o nell'ipad o nell'iphone. se invece trovate conforto nell'ipod, nell'ipad e nell'iphone senza essere pre-1985, allora siete mio padre... ma non divaghiamo)... si diceva... mi sento come quando al luna park salivo sul tagadà tra gli ultimi e mentre cercavo un posto a sedere sentivo la giostra che iniziava a partire. nel giro di dieci secondi eri talmente sballottato che non riuscivi a capire più dove e come reggerti. dopo venti secondi eri sdraiato per terra tipo pelle-d'orso-davanti-al-camino e ti ripetevi "è quasi finita... è quasi finita...".
prendiamo oggi.
oggi è iniziato ieri.
corsetta serale. faccio tipo trecento metri e le gambe rispondono con l'elasticità di due barre di platino-iridio rinforzate con il molibdeno (che non so che cacchio sia ma ha il nome di una roba che se ci rinforzi il platino-iridio viene fuori una lega che manco hulk...). dopo venti minuti sono fermo, con le lacrime agli occhi e i crampi ai polpacci (il contrario è peggio) e sono costretto a tornare indietro camminando. per orgoglio faccio qualche scatto ma il platino-iridio rinforzato al molibdeno non accenna a sciogliersi. così non va -mi dico- domattina si replica.
e quindi stamattina... corsetta. sveglia alle sei. riscaldamento veloce e via. non tanto per fare un vero allenamento ma per capire se mi sto già disfacendo lentamente o se era un problema temporaneo. risultato: col fresco del mattino nessun problema. gambe, fiato, polpacci, tutto a posto e funzionante.
sei e quaranta, rientro alla base. elena dorme. doccia, barba e via a scoppio con elena al seguito. saliamo in macchina, accompagno elena in ufficio, colazione. bacio-bacio, poi riparto. 
destinazione magazzino bartolini, dove arrivo alle 8 e 40 per ritirare il regalo di compleanno di jacopo: un monopattino elettrico del peso di 6,4 tonnellate. carico tutto sul furgone. torno a casa e trasporto le 6,4 tonnellate su per le scale.
uscendo i vicini mi consegnano il premio "Sudorazione Copiosa" per la migliore camicia pezzata.
mollo il furgone e prendo la moto.
commercialista: buone notizie! non devo pagare le tasse. ottime notizie! elena è a credito d'imposta (nel 2040 inizieranno a ridarci i primi soldi).
sosta in banca per farsi timbrare il 730.
comune: fila. richiedo l'estratto per riassunto dell'atto di matrimonio. siccome riesco a dire il nome del certificato tutto d'un fiato e senza leggere sui fogliettini il sindaco mi da il premio "Civis Gloriosus 2010" (se avete colto il riferimento a Plauto state veramente male!!! fatevi una vita vostra, amici, figli, hobbies, un'amante...). ottengo il certificato che è gratis visto il "Civis" (che oltretutto mi dà diritto di fare in autocertificazione il mio certificato di morte).
riparto. posta. e qui (per dirla con leopardi) sono cazzi.
clima esterno: 32 gradi col 90% di u.r.
clima interno: 43 gradi col 101% di u.r.
fila kafkiana. attendo il mio turno (sono o non sono il "Civis 2010"?). il sudore mi scende ormai a grossi rivoli lungo la schiena, la camicia è diventata trasparente. tocca a me. "salve, stiamo traslocando. abbiamo appena lasciato casa. vorremmo trattenere la posta qui in ufficio postale fino a che non siamo a casa nuova"
"non si può"
...
"scusi, oh immenso, ma l'immane sito delle ormai-non-più-regie poste e telegrafi sosteneva il contrario"
"attenda..."
attendo mentre l'impiegato si alza. 
dopo 3 minuti non sudo più: il sudore appena affiora sulla pelle evapora con un sfrigolio tipo uova-sul-tegamino. 
torna. "compili questo modulo"
"scusi, o sommo, è dunque possibile attivare il servizio così come io lo richiedevo?"
"compili il modulo"
eseguo, palleggiando la penna, due caschi, lo zaino, il modulo e pigliandomi le botte di quelli che non ci passano e non hanno tempo di chiedere permesso. squilla il cellulare "amore adesso no"
consegno il modulo compilato. egli sorride.
"non ha visto che c'è anche il retro? mi serve ancora la sua firma, il suo codice fiscale, la firma di sua moglie, la fotocopia dei vostri documenti di identità, la soluzione della congettura di poincarè, un campione del vostro DNA e il gioco è fatto"
ringrazio ed esco. la brezza calda mi fa l'effetto del vento della taigà siberiana. mi allontano un po' e piango in silenzio ripensando all'ultimo trasloco fatto a londra, quando la stessa operazione l'abbiamo fatta fuori in 36 secondi e 15 decimi e ci hanno pure regalato le etichette autoadesive con il nostro nuovo indirizzo per spedire biglietti e inviti ad amici e parenti.
sono da strizzare. salgo in moto consolandomi al pensiero che la prossima tappa è l'ufficio. sono le 11 quando passo dagli ormai 37 gradi esterni ai 24 della mia stanza. domani sarà la sagra della lombosciatalgia, ma vuoi mettere il godimento?
sono le 18. per oggi il tagatà si ferma...

p.s.: se per avventura doveste cercare delle foto del tagadà su google, fate attenzione a NON digitare "tagata"... il risultato è inquietante...

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