giovedì 9 ottobre 2008

il re guerriero



c'era una volta, in un paese molto lontano, un vecchio re.
dovete sapere che era talmente vecchio da non riuscire quasi piu' ad andare a cavallo per le terre del suo regno, ma in fondo poco importava perche' il suo cavallo era anche esso assai vecchio e preferiva starsene al caldo nella stalla a curarsi i malanni.
il re gli faceva spesso visita e procurava che la povera bestia avesse sempre il fieno migliore e l'acqua piu' fresca, perche' la vecchiaia non gli fosse di peso e potesse trascorrere serenamente i suoi ultimi giorni.
il re amava passare del tempo col suo fido destriero, che tante battaglie aveva vissuto. si occupava lui stesso di ferrarlo e di strigliarlo e se per caso il cavallo doveva essere medicato, non c'era un solo veterinario in tutto il regno che avesse il permesso di avvicinarsi alla bestia!
di quando in quando il re riusciva ancora a montare per recarsi alle riunioni di gabinetto.
era qui che massimamente la sua saggezza trovava impiego e sfogo. il re infatti aveva saputo circondarsi di ministri capaci e fidati, onesti come non se ne erano mai veduti, e sempre pronti a sacrificare il proprio interesse in favore di quello dei sudditi e di tutto il regno. ad ogni riunione, il re ascoltava pazientemente e in silenzio le relazioni di ogni suo ministro, che esponeva anche le proprie idee per migliorare l'andamento delle cose, e solo una volta che tutti avessero terminato di parlare, il vecchio re prendeva la parola per esprimere il proprio pensiero. quanta saggezza e quanta esperienza trasparivano dalla poche e semplici parole del sovrano! tutti i ministri, anche i piu' orgogliosi e sicuri di se, non potevano far altro che approvare i motti regali ed inchinarsi alla grande saggezza della corona.
i sudditi erano felici ed il regno prosperava.
finche' un giorno come tanti altri, il re decise che era giunto il momento di ampliare i confini del regno.
chiamo' a raccolta tutti i suoi ministri ed i capitani d'armi, ed annuncio' loro la decisione, affidando a ciascuno di essi dei compiti precisi. la guerra col vicino principato era gia' dichiarata, non restava che fare un piano di battaglia ed armare gli eserciti.
tutti funrono colti di sorpresa. tanti anni erano trascorsi dai giorni in cui le conquiste del re avevano suscitato gli entusiasmi delle folle, e nessuno certo si sarebbe aspettato che il re decidesse di tornare in battaglia.
e fu cosi' che successe una cosa assai strana, quasi tutti gli uomini che il re considerava tra i piu' fidati, espressero in pubblico il proprio consenso, convinti come erano che si trattasse di una burla. "il nostro sovrano in guerra?" dicevano tra se e se "ma se ormai non riesce nemmeno a montare in sella. figuriamoci quanta possa essere la sua sete di conquista! si tratta certamente di una celia".
ma il re non era mai stato cosi' serio in tutta la sua vita e convinto come era di avere il supporto e la fiducia del proprio gabinetto, gia' andava stringendo alleanze e patti per meglio trarre vantaggio dalla future conquiste.
nessuno sapeva da dove il re avesse tratto questa nuova sferzata di energia e di sete di conquista e nessuno oso' chiederglielo, ma il motivo era semplicissimo: egli si era reso conto di come il suo regno fosse ormai divenuto semplice da governare, ed era certo di poter e dover lasciare una ben maggiore eredita' a suo figlio il principe, ormai prossimo alle nozze.
i preparativi per la guerra furono lunghi e non facili. il re dovette anche separarsi dall'antico destriero che ormai non avrebbe potuto sostenere l'urto della battaglia, in favore di una giovane cavalla nervosa che mal reagiva agli imperiosi comandi del sovrano.
i giorni passavano, ed ogni tramonto portava un'amara sorpresa: i ministri, che prima apparivano cosi' fidati, si defilavano ad uno ad uno, rimettendo il proprio incarico nelle mani del re, poiche' essendo (dicevano) uomini di pace mal si sarebbero adattati a governare un paese in guerra.
dopo pochi mesi dal suo annuncio trionfale, quasi nulla era rimasto del gabinetto reale. tutti, ad eccezione di uno sparuto gruppo di cavalieri, avevano abbandonato i propri incarichi non appena si erano resi conto che la decisione del re era quanto mai ferma e concreta: egli intendeva davvero muover battaglia verso nuove terre e gloriose conquiste.
povero vecchio re, sentiva dentro di se una forza rinnovata ed un'energia incredibile, e ciononostante era ormai certo della disfatta.
il giorno stabilito per la battaglia, l'alba colse il sovrano in sella alla sua cavalcatura, ormai perfettamente domata, ritto e intrepido di fronte al confine.
gli eserciti nemici, che avevano saputo delle defezioni e che erano quindi certi del fatto che nulla sarebbe accaduto, non si erano nemmeno curati di presentarsi all'appuntamento e questo forse piu' di ogni altra cosa feriva l'orgoglio di combattente del vecchio re.
mentre rifletteva sul da farsi col viso rigato da lacrime di rabbia, senti' alcuni cavalli avvicinarsi da est e voltandosi, riconobbe i cavalieri che gli erano stati fedeli fino in fondo.
"andate" disse il re quando questi lo ebbero raggiunto. "non vedete che ormai tutto e' perduto? non ci sara' battaglia ne' conquista ne' gloria qui oggi, ed i nostri confini non si amplieranno di una sola spanna".
i cavalieri, come un sol uomo, si tolsero l'elmo, scesero da cavallo ed avanzarono verso il confine, superandolo di un passo soltanto.
poi uno di loro si volse indietro e disse: "venite maesta', torniamo a palazzo. come vedete il mondo lo si puo' conquistare anche un solo passo alla volta"

Nessun commento: