mercoledì 19 dicembre 2007

aquilante




qualcuno forse ricordera’ il dialogo tra Brancaleone-Gassmann e la Morte, in cui la seconda da’ appuntamento al primo dicendo “Io saro’ la’ tra minuti dieci. Procedi” e Brancaleone risponde “Dieci minuti? Col caval mio Aquilante? Facimo in fra un’oretta…”.
Ho sempre pensato alla mia moto come ad una sorta di versione meccanica di Aquilante, la “mala bestia”, che andava sempre dove lui decideva e non dove il cavaliere voleva condurlo, e ci andava alla velocita’ a lui piu’ comoda, indipendentemente da quanta premura di arrivare avesse chi era in sella.
Eccola qui la mia moto. Con un avantreno che nessuno sano di mente usa da piu’ di mezzo secolo e con dei freni che andrebbero bene per una mountain bike.
Va detto che io ci ho messo del mio. Ho aggiunto un ape-hanger su una moto che stilisticamente richiederebbe una beach bar extra-larga. Ho messo i terminali turn-down, alla faccia di tutti quelli che continuano a dirmi “sai sulla tua ci vedrei meglio i fishtail”. Ho mischiato stili, epoche e soluzioni tecniche.
Insomma, se possibile l’ho resa ancora piu’ stramba, anacronistica e rattoppata di quanto gia’ fosse. Ed a me piace cosi’. Non e’ una show-bike e di sicuro non mi posso permettere pieghe ardite (quei cavolo di turn-down grattano che e’ un piacere!) o staccate sportive (capirai, col mio freno davanti e con la tenuta dell’avantreno…) pero’ mi porta dappertutto. Proprio come Aquilante che, recalcitrante, lento e testardo, porta Brancaleone fino in Terra Santa.
Forse l’unico “filo conduttore” del caval mio Aquilante, e’ quello di non avere un filo conduttore. Non c’e’ una precisa linea stilistica. Non e’ un chopper, ne’ un bobber, ne’ altro. Non e’ niente. E’ una moto e basta. Proprio come l’Aquilante del film, che per tutto il tempo resta solo un cavallo di cui non si capisce nemmeno il colore, figurarsi la razza.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ecco sì, se c'è addirittura una sezione dedicata..

filippo ha detto...

commento criptico... mah...