giovedì 22 marzo 2012

senza paradenti

c'è gente che quando è nervosa si mangia le unghie, gente che si passa ossessivamente la mano tra i capelli, o che si schiarisce la gola ogni tre secondi.
il coach no.
il coach quando è nervoso è nervoso.
c'è da ammirarlo per la coerenza, in effetti.
mercoledi prossimo giochiamo contro la prima squadra. e il coach è nervoso come... beh, come quando il coach è nervoso.
l'ultimo allenamento ne ha risentito alquanto.
ci scaldiamo con qualche giro di campo e alcuni esercizi tratti dal manuale "sadismo e tortura: un binomio perfetto" (autori vari, ed. feltrinelli, 252 pagine con illustrazioni a colori).
poi il coach ci dispone sulla linea di touche e forma due squadre. capiamo che si gioca. qualcuno azzarda una domanda. il coach risponde amorevole:
"non mi rompere i coglioni"
il malcapitato, evidentemente roso da un dubbio forte quanto la vita, insiste nel porre il quesito.
al quinto "tu non mi devi rompere i coglioni" urlato in faccia, decide che forse è meglio desistere.
partiamo con una mischia.
"scusa coach, ma giochiamo con le regole old o possiamo spingere?"
mentre viene formulata la domanda le due mischie stanno per ingaggiare e facciamo appena in tempo a sentire la risposta: "spingete, ciccioni maledetti!!"
la nostra reazione è di un millesimo di secondo più veloce di quella degli avversari, ma tanto basta per spingerli via e guadagnare la palla.
seguono minuti concitati e caotici in cui si placca, si ruccka e ci si rotola l'uno addosso all'altro in cameratesca allegria.
le azioni sono rese alquanto difficili dal fatto che nessuno indossa divise o pettorine e la domanda "ma tu sei con me o con gli altri?" risuona più di una volta. assistiamo a meravigliosi placcaggi fatti ai danni dei propri compagni di squadra e, quando si arriva in debito di ossigeno, all'immancabile emergere delle zozzerie e dei falli. ci scappano qualche placcaggio al collo e diversi ingressi laterali. e se mai il gioco a terra diventasse specialità olimpica, ci chiamerebbero tutti in nazionale.
dopo una ventina di minuti il coach ci ferma, non per pietà ma perché deve far riposare le corde vocali, altrimenti non riesce a insultarci con la necessaria efficacia.
nella pausa come sempre ha una parola di incoraggiamento per tutti.
"mercoledi ti porto un po' di pece, così forse almeno un pallone riesci a tenerlo in mano"
"tu come cazzo pretendi di entrare con la schiena tutta piegata, che se gli avversari ti pigliano ti crocchiano!"
"voi non dovete fare azioni individuali!! dove passare la palla!! manica di pirla!" (detto a chi aveva fatto un tentativo di meta individuale)
"cosa cazzo passi la palla a fare, tu devi correre in meta da solo, pirla!!!" (detto a chi aveva fatto un passaggio per lanciare un compagno).
riprendiamo il gioco per qualche altro minuto, cosa che ci consente di scoprire che, oltre che pirla, siamo:
afasici
impediti
rincoglioniti
su marte
la cosa di marte probabilmente vale come "distratti" ma nessuno ha il coraggio di chiedere lumi.
a fine serata si contano una caviglia fuori uso, un piede quasi rotto e abrasioni diffuse.
"ragazzi, io non ce l'ho con voi. ma se la prossima settimana giocate con questo impegno, forse è meglio che stiamo a casa"
il coach quando è nervoso è nervoso. e di solito ha anche ragione. la partita della prossima settimana non è una lotta alla pari, sia per il gap di allenamento che di età, e ce ne rendiamo tutti conto
tutti in doccia mesti e silenziosi.
però io una domanda volevo proprio farla: ma perché noi giochiamo a contatto SEMPRE E SOLO quando io sono senza paradenti?

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