lunedì 15 marzo 2010

leggero leggero

la macchinetta del caffè in un'azienda che si rispetti è un luogo di importanza capitale. è una sorta di porto franco della gerarchia interna, in cui tutti abbandonano (o perlomeno allentano un poco) i freni inibitori e si lasciano andare a commenti salaci, lazzi e scherzi di (quasi) ogni genere.

il capo fa il brillante con i subalterni (perché guardate che c'è in giro ancora un sacco di gente che la usa questa parola: "subalterni"), i colleghi si sfottono, si pigliano in giro, si lanciano frecciate, e sfogano un po' della pressione a cui sono sottoposti in un modo tutto sommato innocuo... o quasi...


si perché la libertà bisogna saperla adoperare. anche quella di espressione. bisogna fare in modo, come si dice, che il cervello sia sempre connesso prima di azionare la bocca. altrimenti questa euforia dettata dall'improvvisa libertà di parlare di qualcosa di non-lavorativo ci porta a sragionare. invece di allentare un po' i freni, strappiamo del tutto la pedivella e ci lanciamo a rotta di collo giù per la discesa.


è solo in questo modo che si possono spiegare alcune delle perle di autolesionismo a cui, nel corso degli anni, ho potuto assistere.
come quando una ragazza, parlando col collega che beveva un succo d'ananas, se ne uscì dicendo che anche lei lo faceva bere sempre a suo marito perché dava un sapore più dolce al suo seme. momenti di gloria.
o come quando il burlone dell'ufficio spuntò da dietro l'angolo e puntando una pistola immaginaria urlò "il mio nome è Bond, James Bond" e si trovò di fronte l'amministratore delegato che sorseggiava un caffè in compagnia dei suoi ospiti.


alla macchinetta del caffè si decidono strategie aziendali, nascono idee di business, sbocciano e si consumano amori clandestini, si gettano le fondamenta per amicizie durature, si litiga, si ride, ci si accapiglia per un nonnulla, si racconta la propria vita e si condivide quella degli altri (gioie, dolori, sfighe, malattie, suoceri molesti, figli dementi, tutto il pacchetto insomma).


se pensavate che servisse solo a bere il caffè, ripensateci. e provate ad aprire gli occhi la prossima volta che aspettate la vostra "bevanda in preparazione", potreste scoprire un nuovo mondo.

1 commento:

Flavia ha detto...

Oggi tu ce l'hai con me!
La macchinetta del caffè...... in effetti di fronte ad una macchinetta del caffé ne ho viste, e vissute, di cotte e di crude.
Ma quella di: "il mio nome è Bond" è quasi insuperabile!