il capo fa il brillante con i subalterni (perché guardate che c'è in giro ancora un sacco di gente che la usa questa parola: "subalterni"), i colleghi si sfottono, si pigliano in giro, si lanciano frecciate, e sfogano un po' della pressione a cui sono sottoposti in un modo tutto sommato innocuo... o quasi...

è solo in questo modo che si possono spiegare alcune delle perle di autolesionismo a cui, nel corso degli anni, ho potuto assistere.
come quando una ragazza, parlando col collega che beveva un succo d'ananas, se ne uscì dicendo che anche lei lo faceva bere sempre a suo marito perché dava un sapore più dolce al suo seme. momenti di gloria.
o come quando il burlone dell'ufficio spuntò da dietro l'angolo e puntando una pistola immaginaria urlò "il mio nome è Bond, James Bond" e si trovò di fronte l'amministratore delegato che sorseggiava un caffè in compagnia dei suoi ospiti.alla macchinetta del caffè si decidono strategie aziendali, nascono idee di business, sbocciano e si consumano amori clandestini, si gettano le fondamenta per amicizie durature, si litiga, si ride, ci si accapiglia per un nonnulla, si racconta la propria vita e si condivide quella degli altri (gioie, dolori, sfighe, malattie, suoceri molesti, figli dementi, tutto il pacchetto insomma).
se pensavate che servisse solo a bere il caffè, ripensateci. e provate ad aprire gli occhi la prossima volta che aspettate la vostra "bevanda in preparazione", potreste scoprire un nuovo mondo.
1 commento:
Oggi tu ce l'hai con me!
La macchinetta del caffè...... in effetti di fronte ad una macchinetta del caffé ne ho viste, e vissute, di cotte e di crude.
Ma quella di: "il mio nome è Bond" è quasi insuperabile!
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